chi sono

Per me essere gentili significa imparare a trattarsi e parlarsi con amore, delicatezza, comprensione, compassione, cura.
La gentilezza è:
– pazienza,
-“riproviamoci…”,
è “mi amo, mi stimo, ho cura di me”.
Essere gentili però non vuol dire essere paracule: trattarci con amore non significa trovare delle scuse. Quando ci si impantana o si cade, essere gentili significa riconoscerlo e scegliere di iniziare a rialzarsi.

La sorella gemella della gentilezza è l’auto-responsabilità. L’autoresponsabilità ha a che vedere col potere personale: IO POSSO. Non c’entra nulla con il senso di colpa, ma con la capacità di rispondere agli eventi e alle situazioni. Riconoscersi responsabili vuol dire sapere di poter cambiare le cose, poter reagire in modo differente, avere la capacità di farlo e dunque: avere la propria vita tra le proprie mani.

A volte siamo a “bomba” e diamo 100. Altre volte siamo più scariche e diamo 32 e questo è umano. Lasciamo perdere la necessità di essere sempre a 100 perché nulla in Natura lo é. Riconoscere la propria ciclicità mestruale e vivente è un modo per imparare a fare del proprio meglio.

Per innestare un nuovo ramo in un albero ci vuole tempo, capacità artigiana e cura. Per innescare un cambiamento nella propria vita, anche. La pazienza è ricominciare quando ci si perde, è riprendere il filo quando si rompe, è cominciare con azioni piccole ma concrete e farlo appena è possibile.

Gabrielle Roth diceva “Hai abbastanza autodisciplina per essere uno spirito libero?” e aveva ragione. Una vita profondamente allineata alla voce del proprio cuore, una vita in cui i sogni si sono dimenticati dei cassetti e sono progetti tangibili è possibile se si è, o si diventa, una persona auto-disciplinata. Per me non esiste nessun percorso di cambiamento senza una pratica quotidiana, senza regolarità, senza cadute e senza riprese. E’ una qualità che matura nel tempo e nelle azioni.

Quando facilito i percorsi chiedo sempre alle donne di parlare di sé. Sono bandite espressioni tipo “ehh, noi donne….” oppure “ahh, la gente” ed è vietato utilizzare il “tu” impersonale. L’invito è assumersi la propria responsabilità, parlare di sé e dei propri vissuti emotivi senza metterli in bocca ad altri dunque annacquare, delegare, rendere vago il messaggio. -FIDUCIA: la fede non è un dettaglio. Avere o meno fede in un percorso di cambiamento fa la differenza come avere o non avere una scialuppa di riferimento. La coltiviamo soprattutto nel rapporto con gli elementi (fuoco, terra, vento, acqua) alleati dei nostri viaggi, fonti incondizionate di saggezza, capacità, luce. Non mi occupo di orientamento religioso, mai!

Si cambia quando si comincia dirsi la verità. Quando iniziamo a renderci conto di essere impantanate.
Quando smettiamo di trovare scuse (non ho tempo, non ho soldi, l’online non mi piace, quel posto è troppo lontano, lo faccio tra qualche mese….) e iniziamo a cercare e trovare soluzioni.
Non sto dicendo che sia facile e spesso ammetterò con te che mettere le mani nel famoso “monte di merda” è doloroso e faticoso, ma dirsi la verità è l’unica via.

Come puoi costruire una vita che ti piace profondamente se non hai mai cura di te, dei tuoi bisogni, del tuo corpo? Se non ti prendi cura del posto in cui vivi, di quello che mangi, di ciò di cui ti nutri?
Sarà soprattutto nei momenti più faticosi, più delicati, più tristi, ma non solo che ti proporrò di decuplicare la quantità di cura che doni a te stessa.

Ultimo, ma non ultimo… con leggerezza. E’ un gioco. Ti ricorderò spesso di respirare, di giocare, di muoverti, di lasciare andare e fare spazio. Ti ricorderò di sorriderti allo specchio e rovesciare un pò la testa all’indietro. Leggera, che come diceva qualcuno, non vuole dire “superficiale” ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.